venerdì 30 settembre 2011

A MIA NONNA NON PIACE


Diciamo che sono una maestra tradizionalista e quasi bigotta, nel contesto didattico, intendo. Sostengo l'importanza della lezione frontale, ho bisogno di controllare spesso che siano tutti seduti-sedutibene. Un bambino che scrive bene scriverà bene anche appeso a testa in giù, per i piedi, al soffitto (come Mattia, autore di questo incomprensibile ma bellissimo disegno), ma un bambino che scrive male scriverà meglio se seduto bene, con la schiena appoggiata alla sedia e la sedia schiaffata sotto il banco e la mano che non scrive a tenere fermo il quaderno perché stia dritto e non sfugga via. 
Ma la lezione frontale alle elementari lascia il tempo che trova, ovviamente. Quanto può durare? Quindici minuti. Ma quindici minuti al giorno seduti bene ad ascoltare preparano il campo alle ore infinite ad ascoltare noiosità di gente pseudocompetente alle medie e alla scuola superiore o, ancora peggio, all'università (momento di pessimismo verso l'Istruzione italiana). 
Per il resto si può davvero fare di tutto, purché si faccia. E una volta stabilito il rapporto di fiducia tra classe e insegnante si può davvero spaziare. Rodari l'ha dimostrato ma non solo lui, credo che il mondo sia pieno di maestre che impazziscono dalla voglia di entrare in classe e trascorrere un'ennesima giornata a insegnare (o a "imparare", come dice una delle mie nuove colleghe, purtroppo non in senso traslato).
I bambini di oggi però hanno, amplificati, difetti e pregi dei bambini di ieri. Ma se Darwin aveva ragione sono più evoluti e quindi siamo noi adulti a doverci adattare e a doverci smenare per comprenderli.
Secondo me sono più svegli. Sono più ironici (se non addirittura sarcastici). Sono più veloci. Ma sono anche più distratti, più deconcentrati, più smemorati. E tutte queste caratteristiche sembrano proprio il frutto del fatto che sono stimolati da ogni direzione, del fatto che percepiscono quanto il mondo cambi velocemente, è come se avessero chiaro un concetto che noi adulti ancora non accettiamo: il presente dura davvero un attimo, il tempo che sia già tempo di chiamarlo passato (chissà il signor  Quinto Orazio Flacco e il signor Lorenzo De Medici come la esprimerebbero, ora, questa faccenda). 

Tengo conto di tutto questo quando leggo certi libri interessanti come quello della Bigiaretti, pubblicato nel 2006 ("ben" cinque anni fa) e basato sull'esperienza di una vita di insegnamento e, tra l'altro, ispirato a Rodari:


Per questo gioco sceglievo tra i bambini un direttore di gioco che doveva pensare a una difficoltà ortografica, senza però rivelarla. Se per esempio sceglieva la difficoltà delle 'doppie' doveva inventare e pronunciare una frase dove ci fossero parole con le doppie. Poteva dire "A mia nonna non piace il tè ma piace il caffè". Oppure "Non piace dormire ma piace viaggiare". 
I compagni, a turno, potevano fargli delle domande: "Le piacciono i dolci? Le piace la minestra?" e il direttore poteva rispondere "No, le piacciono i biscotti, le piace la pastasciutta". Si proseguiva finché uno dei ragazzi, indovinato il segreto del direttore, gli rivolgeva la domanda giusta, per esempio "Le piacciono le caramelle?"
A questo punto il direttore svelava il suo segreto e il vincitore diventava a sua volta direttore e proseguiva il gioco.  Le difficoltà ortografiche potevano essere le più varie:  parole con digrammi 'gn', 'sc', 'gli',; parole che contenevano 'mp', 'mb'; parole con i gruppi 'chi', 'che', 'ghi', 'ghe'; parole che iniziavano per vocale o con un raddoppiamento.

M. L. Bigiaretti, La scuola anti trantran, Nuove Edizioni Romane, Roma 2006, p. 54 (qui il suo sito)


Leggendolo pare applicabile. Ma applicarlo implica un lavoro precedente molto impegnativo. Implica disciplina. Abitudine al lavoro di gruppo. Abitudine a concepire il gioco come un premio, se serve. E soprattutto implica che sia già stato fatto molto lavoro sull'ortografia e che questo lavoro sia stato abbastanza assimilato. 
I bambini di oggi però hanno memoria brevissima e per sviluppare e sfruttare quella a lungo termine devono avere delle chiavi. Anche noi adulti le abbiamo. Forse paghiamo il prezzo di sapere di poter sapere. Sapere che se ci dimentichiamo una cosa detta o se non abbiamo una nozione importante basta fare slide sull'iPhone, aprire Safari e scrivere una parola mozza su Google. Mi chiedo che senso abbia negare quanto sia fondamentale per il cervello il sapere di poter sapere, quanto cambi le prospettive, le necessità e soprattutto le priorità. Può darsi che questi bambini di seisetteottonovediecianni siano talmente evoluti che questa cosa del sapere di poter sapere la sfrutteranno per devolvere tempo ed energia a cose più importanti che ancora non conosciamo e, paradossalmente, con questo processo molto poco snob ritroveranno il piacere di sapere andando a cercare le cose nella propria memoria e non su Googlesearch. Il buon, caro, vecchio nozionismo tornerà come sono tornate le calze velate con i fiori ricamati.

Questo per dire che servono dei veri e prori "previusly, at II A", come nei telefilm americani, dei riassunti delle lezioni precedenti, quasi ogni giorno, sotto qualsiasi forma: schemi, cartelloni (quanto odio questa parola), rubriche artigianali con le parole chiave in ordine alfabetico.
Fatto questo, si può giocare alla Rodaristyle. Ma che fatica.


In ogni modo, a mia nonna piace davvero tutto, è una soddisfazione guardarla mangiare: tè, caffè, biscotti, frutta, pastasciutta, brioches, anche la più dura difficoltà ortografica non la ferma dal gustarsi una pietanza! 

giovedì 29 settembre 2011

CON IL TELEFONO SI FA


Immagini prese dal il mio telefono con Hipstamatic e ShakeltPhoto.

Un pesce morto con una mosca interessata a Latina.
Una signora molto abbinata al suo lettino a Torqualcosa.
Giostre in un angolo di parcheggio squallido di una zona residenziale di Roma.
Vanessa con sfondo di Torvajanica.
Viviana, Linda e Dean Martin Jr.
Una signora interessata al pentolame in Salento, durante la Notte Bianca di Specchia a base di Kebab.
Vanessa sul terrazzo a Torvajanica.
La gallina amica di Sandro nella Casa nel Bosco.
Uno dei dinosauri di Flavia sul bagnasciuga a Latina.
Luca alla batteria in quella squallida zona residenziale.

martedì 27 settembre 2011

HAPPY BUBBLES

Amo


I detersivi ecologici
Gli incontri di materiali molto diversi
I foulard portati come fasce per capelli e il blog di Garance Doré
Le foto di band fatte così
Le patate fritte 
Jack Black
I soppalchi
Le finestre grandi, bianche e senza tende
Marlon Brando, questo film e il modo in cui dice questa frase in questo film
Fare i ponpon con mia nonna
I maglioni oversized di colori improbabili portati così

I calzettoni di lana grossa


Questa foto
Le camicie se allacciate fino all'ultimo bottone
Questo scrittore
Le stoviglie smaltate


Questa foto di zia Maria con mia madre
Questo ragazzo
Le giacche nere






HE'S BACK

Finalmente è tornato.
Dopo tre mesi di esilio ventotenese.
Un po' arrabbiato col porcomondo e con la bigottaggine isolana ma pronto a dire "cazzo" e "yeah" come solo lui sa dirlo.
Peccato per il riflesso, ma si sa che lui rende mitico ogni scatto.
Gli occhiali sono in dotazione dell'Ottica Guglielmo, lui non ha bisogno di un Carrera per scoattare.



lunedì 26 settembre 2011

DIARIO POSTUMO

(Incontro)


Esitammo un'istante,
e dopo poco riconoscemmo
di avere la stessa malattia.
Non vi è definizione
per questa mirabile tortura,
c'è chi la chiama spleen
e chi malinconia.
Ma se accettiamo il gioco
ai margini troviamo
un segno intelleggibile
che può dar senso al tutto.


Mi sembra così strano che sia Montale, proprio lui. Scoprire nel 2003 l'esistenza del Diario postumo mi ha un po' turbata. Allora ero più turbabile, probabilmente, da questo tipo di cose e col tempo si diventa più perturbabili e meno turbabili, probabilmente. In ogni modo il Diario Postumo è stato preso in mano da Annalisa Cima, a cui Montale l'aveva affidato, e questo deve avermi un po' infastidita. Dev'essere invidia retroattiva verso l'inverosimile o che ne so. Ma io stamattina sono un po' in ritardo con i tempi, devo ancora lavarmi i denti e non ho tempo di ripensare a quel cliente che mi ha parlato del Diario Postumo (o meglio, della Cima) nel 2003 alla Feltrinelli di Brescia, quando ancora lavoravo con i miei colleghi preferiti del mondo. Per fortuna per tutti noi, ora devo proprio andare a cercare nell'armadio qualcosa di poco chic e andare a scuola.
In ogni modo, fatto ancora più interessante, il Diario Postumo è del 1996 (uno degli ultimi Classici dello Specchio rilegati di Mondadori).

sabato 24 settembre 2011

RITORNARE AL CENTRO DELL'ORIZZONTE VUOTO



- No, la Luna è un deserto, - questa era la risposta del poeta, a giudicare dall'ultima carta scesa sul tavolo: la calva circonferenza dell'Asso di Denari, - da questa sfera arida parte ogni discorso e ogni poema; e ogni viaggio attraverso foreste battaglie tesori banchetti alcove ci riporta qui, al centro dell'orizzonte vuoto.

I. Calvino, Il castello dei destini incrociati, Einaudi, Torino 1973, p.39.

venerdì 23 settembre 2011

SCUOLA

nuova nuova nuova e già nel mio obiettivo, prolungamento del mio cuore.


lunedì 19 settembre 2011

MARZIA, AGOSTINO E FRANCESCO

ovvero te tandem tibi restitue che si concreta in un nuovo fantastico taglio di capelli, smalto fucsia glitterato e come sempre tanti tanti braccialetti. 
Bene così!






sabato 17 settembre 2011

"SORNUOTI" & CORROSION OF CONFORMITY


Lei intanto senza curarsi dei due che ci guardavano e ci potevano udire, seguitava a interrogarmi sui colori e sul piacere che procurano agli occhi e al cuore. 
- Sarà che sono così contenta? 
- Contenta, sei. 
- Si. di essere al mondo. 
Ho fatto male a lasciar cadere quel suo accenno, nel quale si delineava un rudimento di visione estetica. Da lei non ho ancora sentito fare un discorso disinteressato, che andasse oltre l'occasione, l'impulso. L'altro giorno, dopo aver fatto il bagno, mi diceva: "come mi piace aver tanto corpo". Testualmente. E in realtà sembra che tutta la sua esistenza si concentri lì; e che su quei 64 chilogrammi di carne giovane niente di diverso sornuoti. 
G.Morselli, Un dramma borghese, Adelphi, Milano 1992 (ma per me 2002), p. 71.

venerdì 16 settembre 2011

CARDARELLI E LA CRICCA ALERAMO



Guardando la libreria questa volta sono stata attratta dal Mengaldo. E non è la prima volta, ci rivado spessissimo e infatti questo Oscar Mondadori pubblicato nel '90 è messo molto molto male. Ha una storia a cui sono molto affezionata: l'ho comprato nel '99, durante l'ultimo anno di liceo, per premiarmi di aver preso 7 in Fisica. Non so come fosse stato possibile, non avevo copiato eppure facevo veramente cagare nelle materie scientifiche, tutt'oggi mi chiedo come faccia a guardare più di una puntata di Fringe di seguito senza sentirmi un'idiota. Beh allora ero molto adolescente pseudoalternativa. Pseudo perché non ero fricchettona per niente, né politicizzata ma allora stavo con un ragazzo molto più grande di me e frequentavo gente noiosissima che parlava di Diritto Romano a cena. In realtà non erano tutti così noiosi, c'era un professore indimenticabile. 
E comunque mi piacevano le cose che piacciono alle diciotteni, no? Per esempio Dino Campana. Gli altri suoi amici, meno maledetti e forse anche più esaltati e snob, li ho conosciuti l'anno dopo, quando finalmente mi sono votata del tutto a Gozzano, affascinata dal suo doppio martelliano che sembra un doppio martelliano quanto un'ottava di Ariosto sembra un'ottava, e cioè il giusto e senza ostentazione.  
Ma è stato grazie a Campana, e a un articolo della domenica del Sole 24 ore su di lui, che ho conosciuto Sibilla Aleramo e ho scelto di "farci" una tesi (prima di iniziare l'università, ovviamente), e grazie a lei che ho conosciuto intimamente un sacco di gente interessante che era passata dalle sue braccia arpionanti.
Tra questi Vincenzo, e non ci ha fatto per niente una bella figura. Sibilla lo ha lasciato e ha anche detto a tutta la Peyton che contava al tempo (quando Peyton girava intorno alle riviste più importanti di quegli anni) che era impotente e in pratica non avevano mai veramente socializzato. Però un po' devono essere stati bene insieme, secondo me, lei doveva essere abbastanza interessante all'inizio, e lui comunque mi sa di un po' noioso, ma ovviamente potrei sbagliarmi del tutto (tuttavia sulla prima pagina del Mengaldo ho scritto proprio una citazione di Vincenzo che dice "esprimere è restituirsi", tra l'altro in tempi non sospetti, prima ancora che incappassi nel petrarchesco te tandem tibi restitue).
Chissà com'era Cardarelli! Un esaltato tra i tanti del periodo. Ma perché non esserlo, la cultura sembrava essere qualcosa di interessante di cui occuparsi tutti i giorni e tanti libri esagerati stavano per essere pubblicati e comunque la guerra doveva ancora cominciare e loro ne erano ignari. 
Ho trovato questa poesia che mi ha fatto pensare a più una cosa. La prima è che non mi piacciono questi versi senza metro, a meno che non li abbia scritti Ungaretti o Saba o Montale, e in questo sono davvero noiosa. La seconda è che Cardarelli non mi esalta come poeta, non mi dice niente di nuovo e comunque Sibilla mi ha contaminata in generale nei giudizi, anche se lei dava pareri un po' alla c***. Scusate. E la terza è che questa poesia parla di cose attuali attualissime, noi però ci gestiamo con mezzi di comunicazione avanzatissimi e il Vincenzo scriveva le lettere: mi convinco allora che non si tratta di quello che abbiamo a disposizione per fare quello che ci pare, ma della volontà di farlo. Sempre e più sempre! La quarta è che mi sono dimenticata di rispondere a un sms, appunto.
Ah, il titolo è banalissimamente Amicizia.

Noi non ci conosciamo. Penso ai giorni
che, perduti nel tempo, c'incontrammo,
alla nostra incresciosa intimità.
Ci siamo sempre lasciati
senza salutarci,
con pentimenti e scuse da lontano.
Ci siam riaspettati al passo,
bestie caute,
cacciatori affinati,
a sostenere faticosamente
la nostra parte di estranei.
Ritrosie disperanti,
pause vertiginose insopportabili,
dicevan, le nostre confidenze,
il contatto evitato e il vano incanto.
Qualcosa ci è sempre rimasto,
amaro vanto,
di non ceduto ai nostri abbandoni,
qualcosa che ci è sempre mancato.

giovedì 15 settembre 2011

COSE FRIVOLE CHE CONTANO



Mettendo in ordine la scarpiera pensavo: non ho motivo di arrabbiarmi, quello che conta è che di scarpe ne ho per un bel po'.






mercoledì 14 settembre 2011

SEA ANIMALS#3


Perché ci è ostico uno scrittore nuovo? Perché non sappiamo ancora evocare intorno a lui tutto il quadro contemplativo di una società in cui abbandonarci fiduciosi.
5 nov. 1939 
C.Pavese, Il mestiere di vivere, Einaudi 1990, p. 161

RAMO

Di sicuro c'è un vantaggio a conoscere tanti musicisti. Possono servire nel momento del bisogno. Ieri, per esempio, è passato a salutarmi Iacoangeli (qui e qui), quello della cover-barbiturici di Black, e dato che c'era gli ho chiesto se gli andava di aiutarmi a fare dei buchi nel soffitto. Fatto!
Finalmente il ramo è al suo posto.


martedì 13 settembre 2011

QUANDO L'INTERPRETAZIONE MERITA

Forse avrei potuto usare un altro titolo. Come "cose da fare negli alberghi" o semplicemente "Shining", parola chiave da googlesearch. 
Ma ho adorato quest'interpretazione volontaria e non studiata, improvvisata in un albergo di Corvara qualche settimana fa, proprio la sera prima della ormai famigerata camminata punitiva. Ma sulla descrizione della camminata punitiva preferisco stendere un velo pietoso, se no dovrei parlare della mia pietosa performance in discesa.

Camminata punitiva ovviamente è ironico, ma la situazione mi ha subito fatto venire in mente quel film con le gemelle che frullavano la nuova moglie di loro padre, Il cowboy col velo da sposa (Disney 1961). Adoro quel film, soprattutto la prima parte nel campeggio quando le gemelle si fanno dispetti complicatissimi prima di scoprire di essere sorelle.

Detto questo, che non c'entra assolutamente niente, ecco di seguito "l'interpretazione che merita". 
E ora ho davvero troppo da fare con il mio ramo per continuare a scrivere, per fortuna.



lunedì 12 settembre 2011

RITORNO A PEYTON PLACE 00041

Voglio cominciare a fare il punto della situazione di Peyton, anche alla luce di nuove interessanti novità che portano scompensi e stabilizzazioni, com'è giusto che facciano le novità peytoniane.

Ripropongo allora le quattro puntate delle prove del concerto trash "Peyton Place 00041", per capirci quello che aveva come cavallo di battaglia la cover di T'appartengo cantata da Zorana che può vantare nel suo curriculum il fatto di non aver mai visto Non è la Rai dato che al tempo viveva ancora in Serbia (mentre ora è anche lei cittadina di Peyton, del distaccamento di Peytonvajanica, per la precisione).

Gli altri personaggi sono le coriste nonché cantanti di altri pezzi che hanno fatto il panico durante il concerto: Grazia, Alessandra ed Emilia, il bassista e spesso contrabbassista Ivan, il batterista Luca, il cantante nonché batterista Matteo, quello che durante la quarta puntata ha fatto più casino, l'altro bassista Cecco che è un personaggio noto nel mio blog già dai primi post e compare anche nel video MTV camera eating nei panni dell'amico gay-non-gay, il chitarrista Simone, il chitarrista Iacoangeli, interprete della cover-barbiturici di Black, il chitarrista Pauluzz e il chitarrista che ha suonato la quasi totalità dei pezzi in scaletta, Jermo.

Le cantanti Emilia e Grazia aprono due puntate e si sono prestate al trash nonostante le evidenti doti musicali che possiedono.









ELENA, CAMILLA E VENT'ANNI DI AMICIZIA

Elena e Milla hanno pensato di festeggiare i loro venti anni di amicizia. Si erano conosciute in prima media, il primo giorno di scuola: mi sembra un motivo buono e giusto per fare una festa. 


venerdì 9 settembre 2011

UN TUFFO NEL PASSATO (MAGARI)

Lunedì sera ho partecipato a una festa di compleanno. Come fotografa: non credo mi avrebbero invitata altrimenti visto che erano tutti diciottenni e io sono una vecchiardona di trentanni con "le scarpe di zia Pia", come le definisce la mia cara amica Vanessa. 
Mi sono resa conto che a diciotto anni io ero contestualizzabile nella Casa Nella Prateria mentre loro, la festeggiata e gli amici della festeggiata, sembrano usciti da Sex And The City. E non penso che abbiano visto tutti Sex And The City, semplicemente sono così: stilosissimi.
La festeggiata mi ha autorizzata a pubblicare qualche foto, ecco quelle che mi piacciono di più, non tanto per la qualità quanto piuttosto perché le trovo positivamente contraddittorie. Questi ragazzi sono freschissimi, hanno proprio diciotto anni e mi sembra impossibile che io ne abbia dodici di più. Ma allo stesso tempo sono sempre in posa e adorano farsi fotografare ed entrambi i loro atteggiamenti, la spontaneità e la posa, sono stati pane per i miei denti. 
E poi Fabiana è bellissima e iperfotogenica, che fortuna: a diciotto anni io, a confronto, ero scrausissima.














mercoledì 7 settembre 2011

TUTTE LE FAMIGLIE FELICI SI ASSOMIGLIANO E SONO FELICI A MODO LORO

Per coincidenza (parola che usa tanto mia madre, insieme a "io me lo sentivo") in quest'ultimo periodo mi è capitato spesso di chiedermi qual è il mio concetto di famiglia.
Mia nonna, uno dei personaggi della mia famiglia e della famiglia del mio blog, a volte si arrabbia e mi dice che non è giusto che io viva a Roma, mia sorella a Vicenza e l'altra mia sorella nel suo mondo interiore riservato! Io le rispondo ogni volta che ci sono famiglie più sfortunate che sono disgregate dagli eventi o dall'incapacità di convivere, mentre noi, seppur lontani fisicamente, siamo strauniti, magari anche grazie a un po' di lontananza (ma qui citerei invece mio padre che sostiene che a volte "l'importante è il risultato").

Quando We are social (che è una "conversation agency", così mi è stato spiegato) mi ha scritto dicendomi che stanno lavorando a un'iniziativa sulla famiglia e hanno notato che nel mio blog spesso compare questo tema, mi sono stupita. Ho pensato subito a tutti quei blog, molto americani, dove si vedono una cifra di foto di feste di compleanno, gite e altri eventi pieni di mamme papà e bambini. Mentre io avevo in mente tutt'altro, volevo un contenitore per le mie fotografie che avesse un minimo di feedback per non perdere la voglia di continuare a farle. In particolare la fotografia a cui si riferivano è la foto di una mia amica, superbella e giovanissima con il suo terzo bimbo appena nato. 
In realtà non era la prima volta che qualcuno me lo faceva notare. Anche Dario una sera a cena mi disse la stessa cosa, che gli piaceva il fatto che ci fossero molte foto delle mie sorelle e di mio padre. Un po' meno di mia madre ma solo perché non ama essere fotografata e fa sempre un sacco di storie e io non insisto anche perché questo è un nonluogo pubblico, come dico sempre, con tutte le conseguenze che ne derivano.

Questo per dire che mi hanno chiesto di partecipare a un'iniziativa di Hotpoint in collaborazione con il fotografo americano Steve McCurry, autore di una delle copertine più famose del National Geografic (giugno 1985). 
Si tratta di un concorso fotografico che invita le famiglie europee a descriversi con un'istantanea e a postarle sul sito di Hotpoint dove gli utenti potranno votarle. Dopo questa scrematura telematica le cento fotografie più votate saranno ridotte a dieci da una giuria di cinque blogger fotografici (per l'Italia) e quindi sottoposte al giudizio di Steve McCurry che ne sceglierà una per ciascun paese. Il premio è un viaggio a New York e una visita al suo studio. E qui vorrei mettere un punto esclamativo.

L'idea mi è piaciuta e ho accettato di essere uno dei blogger della giuria italiana: adoro esprimere la mia opinione su quello che vedo, adoro guardare fotografie e per quanto non sia una professionista ho le idee molto chiare su quello che mi piace in questo campo. 

Sono contenta che mi abbiano contattata. Non so come si arrivi al mio blog senza lo zampino di qualche persona che mi vuole molto bene e apprezza il mio modo di fare fotografie e quindi voglio dire un grazie generico-nongenerico a tutti quelli che guardando qui hanno trovato cose belle e anche al Caso in cui credo a intervalli poco regolari.

E tra le cose belle e proprio inaspettate legate a questa esperienza mi è stata inviata la stampa di uno scatto di McCurry, un ritratto di non opinabile bellezza, e questo favoloso regalo, una Diana F+, una macchina fotografica lomografica che era nella mia lista dei desideri già da un po'.
Quando ho aperto il pacco, ovviamente, sono rimasta senza parole e, in senso metaforico, anche Mio Morbidus. Come si vede nella foto sembra già prevedere che non sfuggirà all'obiettivo della nuova Diana. 
E quanto è bello questo azzurro!




Immagino che chi frequenta questo blog non sia abituato a post come questo. Cerco sempre di "stare un po' indietro", soprattutto sulle informazioni e sui link: per questo c'è googlesearch. Però questa iniziativa è così "normale", come piace a me che sono una grande fan della normalità anche a costo di essere mediocre. Io dico sempre che sono per il massimo del minimo e ci credo davvero.
In più il tema famiglia è molto attuale e anche no. Il signor Lev scriveva che le famiglie felici si assomigliano e quelle infelici sono diverse tra loro. In realtà ravanando nel sito ho visto tante foto tutte diverse e in ognuna un modo diverso di esprimere felicità. 
E io ho trent'anni ed è inutile dire che non ho un'opinione precisa su quella che dev'essere la definizione di famiglia. 
Famiglia è la mia famiglia di Brescia, le mie ex coinquiline con cui ho vissuto a Roma per più di cinque anni e una di loro in particolare, Luca e la sua famiglia e Mio Morbidus e in fondo anche Peyton Place e tutti i suoi abitanti che mi hanno accolta, quando ho scelto di vivere qui, ognuno a modo proprio.

Perciò l'indirizzo per partecipare al concorso è questo: http://family.hotpoint.eu/ e chi vuole può inviare il proprio scatto o votare quelli già postati.

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