Quando ho aperto questo blog avevo preso da poco una fotocamera digitale dopo anni di analogica con una piccola inutile parentesi di camera oscura allestita a 15 anni nel bagno.
Di questa parentesi poco produttiva mi è rimasto solo l'ingranditore che era di mio padre. La sua camera oscura era fantastica e in uno stile che è molto simile al mio stile arredativo di adesso: una sorta di working space con elementi in parte stabili e in parte in continua evoluzione che non prevede quasi nulla di "femminiloide": banditi i colori pastello, i ricami a punto croce (io sono una fan del punto erba), i fiocchi e molto altro del repertorio romanticozzo come i mobili con l'intarsio e i pomelli di ceramica dipinta della mia cucina.
Nella camera oscura c'erano delle lunghe tavole di legno che occupavano metà del perimetro, lampadine rosse e sulla porta campeggiava un foglio con la scritta "bussare prima di entrare". Quella stanza rimarrà per sempre impressa nella mia memoria, come le foto che ne uscivano. Bianchi e neri poco contrastati, immagini con dettagli colorati a mano, ritratti bellissimi.
I ritratti sono anche per me lo scatto per eccellenza, quello che mi riesce meglio fare. E amo anche gli oggetti piccoli, quelli che rappresentano la mia idea di straordinaria quotidianità.
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