sabato 3 aprile 2010

PENSANDO AI RTRATTI












Nel ritratto, come lo intendo io, la conditiosinequanon è l'assenza di ipocrisia.
In questo periodo riesce a irritarmi quasi più dell'ingiustizia: dev'essere che l'ingiustizia è una cosa grossa, l'ipocrisia è quotidiana, e piccola, e si insinua nelle crepe e nelle pieghe.

venerdì 2 aprile 2010

MISSPELLED




Un po' di tempo fa ho formulato alcuni pensieri che mi frullano in testa da sempre. Chiunque potrebbe dire che "ho del buon tempo", e sarebbe un'espressione molto calzante e molto brescianstyle.
Chiunque, ma non chi mi conosce bene.
Il punto di partenza di quello che ho scritto è un famoso racconto di Gianni Rodari, A levargli l'acca. Per chi ama la carta è nel Libro degli errori, sennò c'è Google.
Perché le CHIESE, rimaste senz’acca, crollarono sotto i bombardamenti? Perché le CIESE non esistono, è una parola senza significato!

Acca – non già consonante afona – non toglie di per sé il significato alla parola nel momento in cui il nostro interlocutore la comprende per assonanza (associazione mentale per mezzo del suono): la parola non perde il significato (come concetto astratto) né perde il suo significato (nella sua fattispecie).

Perché dal cielo caddero giù i CHERUBINI? Perché a levargli l’acca, era stato come levargli le ali: i CERUBINI non esistono!
L’essere e i suoi attributi: il non essere implica la non esistenza degli attributi. I cerubini caddero giù perché non esistono, ma il non esistere implica ogni suo attributo, e quindi anche le ali, perciò i cerubini non hanno comunque le ali, e quindi non possono volare, e quindi caddero giù.

Perché le chiavi [a levargli l’acca] non aprivano più? Perché se le CIAVI non sono CHIAVI, non possono aprire le porte!
La comprensione è lo spazio tra la parola e il suo significato.
L’errore di ortografia non è maleducazione (perché non permette, potenzialmente, al nostro interlocutore di capirci) nel momento in cui il nostro interlocutore, per associazione dovuta all’assonanza, comprende (comunque) il significato della parola.
Dunque: i cerubini esistono, e qualche volta l’errore crea il discrimine tra il parlare con sapore e il parlare senza sapore.

giovedì 1 aprile 2010

I'm not a tourist











A Roma c’è sempre qualcosa di interessante da vedere, o da fare, c’è sempre qualcosa di cui stupirsi o per cui arrabbiarsi.

Per esempio quella foto dello pseudopittore a Piazza Navona l’ho fatta la settimana scorsa per esorcizzare un’arrabbiatura: la primavera è solo iniziata e siamo invasi dai turisti di ogni categoria. I più interessanti sono gli studenti in gita, a volte li invidio, altre mi fanno venire le vesciche ai piedi soltanto a guardarli. Ore di cammino quando l’obiettivo principale è arrivare al dopocena per farsi una birra in camera con i compagni di classe.
Insomma quel giorno dovevo andare a lavorare, erano le cinque del pomeriggio e da Piazza di Spagna dovevo raggiungere, a piedi, Via dell’Anima che è la via parallela a un lato lungo di Piazza Navona. Farlo è come giocare a quel videogioco un po’ anacronistico dove si guida il Ciao del tipo che porta le pizze e dev’essere velocissimo e superare le mille insidie del traffico cittadino. Mi stavano saltando i nervi perché i turisti sono lenti e svampiti, e si muovono in branchi, si fermano sempre all’improvviso attratti da una finestra, un sampietrino, un qualcosa che possa sembrare un monumento fotografabile.
Così ho fotografato anch’io, compiaciuta del fatto di non essere una di loro.


In ogni modo anche nel cortile di casa mia ci sono cose interessanti: quei vasi abbandonati di cui mi approprierò, un’arancia con la muffa, la mia biancheria dopo un trattamento vanish.

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