venerdì 7 gennaio 2011

Identity issues in an evening dinner.


Questo post è la risposta a una e-mail di Camilla, autrice del blog zeldawasawriter.
Le citazioni sono tratte da un libro che devo ancora molto rileggere di Adriana Cavarero, Tu che mi guardi, tu che mi racconti (Feltrinelli, Milano 1997).


"Secondo Hannah Arendt la 'filosofia' blixeniana suggerisce che 'nessuno ha una vita degna di considerazione di cui non si possa raccontare una storia'. Non ne consegue però che la vita 'potrebbe anzi dovrebbe essere vissuta come una storia, che ciò che si deve fare nella vita è fare in modo che la storia si avveri'. La vita non può essere vissuta come una storia, perché la storia viene sempre dopo, risulta: è imprevedibile e impadroneggiabile, proprio come la vita." (p.9)


"Una celebre pittura vascolare illustra Edipo di fronte alla Sfinge nell'atto di risolvere l'enigma.
Egli non parla, indica sé stesso.
La risposta non è verbale e non nomina l'uomo, bensì consiste nella tacita parola 'io'. Quando ancora non sa chi egli stesso è, Edipo si riconosce nella definizione dell'Uomo: nella scoperta dell'oggetto di questa, si indica." (p.18)

"Esponibile e insieme narrabile, l'esistente si costituisce infatti sempre nella relazione all'altro. Con tutta l'inimitabile sapienza di un sapore familiare, sa di essere un'unicità irripetibile, ma non sa chi è né chi espone. Sa di essere un'identità narrabile, ma sa anche che solo un'altro può emendare la fallacia dell'impulso autobiografico." (pp.57-58)



"Come il pensiero, la narrazione ha a che fare con degli oggetti invisibili. L'immaginazione è comune a entrambi. (...) Similmente a Omero, Tiresia e all'aedo di Ulisse, Orfeo non può vedere colei di cui narra." (p.126 e 127)






"In modo simile, Maria Zambrano (I Beati, Feltrinelli, Milano 1992, p.116) scrive che 'tutto è correlato, nella vita: il vedere è il correlato dell'esser visto, il parlare dell'ascoltare, il chiedere del dare.'" (p.31)

sabato 1 gennaio 2011

Happy last year.


Arewealone?, Ventotene.

Era meglio andarci al tramonto, soprattutto se conciati da rockstars in totalblack.

Paolino and I, Brescia.

Adoro le vestaglie troppo grandi, e anche Paolino le adora visto che mi assomiglia.

Me at home, Peyton Place.

Potrebbe non sembrare un'espressione happy ma forse fino a un attimo prima qualcuno mi stava facendo l'imitazione parodizzata di Ascanio Celestini e avevo riso già troppo.
Viviana's feet (just pregnant), Campoleone's station, Roma.

Voglio essere un po' guru new age nel dire che certe persone te le regala il destino, o Peyton Place.  

Domizia, Emilia and the umbrella, Peyton Place.

Le affinità elettive e il linguaggio tecnico, Domi.

Domizia, Emilia and I, Peyton Place.

Sembriamo mano nella mano, tuttavia non siamo molto espansive, tranne quando c'è lo scirocco.

Domizia Emilia, Genzano (looking for a new house).

Vanessa and Claudio, the "Lerose", Peyton Place.

Claudio non stava mai fermo.

Costanza, Rione Monti, Roma.

"Quando scendi le scale, guarda sempre dove metti i piedi."

Luchi at lunch, Peyton Place.

Credo fosse merluzzo, appunto.

Martina with uncle Memmo.

"Ndo sta Jermo?", perché nel frattempo ha impartato a dirlo.


Paolino's feet, Piazza di Spagna.

Rolando and his mushroom, Corvara.

Rolando with Stefi on the ovovia, Corvara.

Me with eyeshadow after Mandelli's wedding, Peyton Place.

"Puoi farmi l'occhio liquido?"

Ivan, Torvaianica.

Zorana, Torvaianica.
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