domenica 29 aprile 2012

DEXTER E LA LAVANDULA STOECHAS



Ormai la mia fama di killer di piante è nota ma non è una cosa in cui mi piace crogiorlarmi e nemmeno amo essere troppo autoironica su questo argomento. Diciamo che sto cercando di smettere o quantomeno di cambiare.
In mio soccorso c'è un gusto ben preciso in fatto di piante che mi permette di circoscrivere lo studio che vorrei cominciare. Lo studio delle tecniche di sopravvivenza più adatte per ogni pianta costretta da me a convivere con me.

Innanzi tutto io amo le piante in modo esagerato, da sempre. Quando ero piccola il nonno Rico mi dava un fusto per l'ammorbidente con un buco su un lato come innaffiatoio. Grazie a questo buco l'acqua non usciva forte forte dall'imboccatura e io non facevo un disastro con il getto forte forte dentro i vasi. Il nonno annaffiava tutte le piante del suo giardino tranne quelle che gli stavano antipatiche: a quelle ci pensava nonna Ninì che non discuteva questa strana debolezza ma semplicemente vi poneva rimedio, e rideva. 
Una volta ho fatto anche una gara di gerani con il nonno ma ha vinto lui perché io, pensando di fare bene, li ho imbottiti di concimante e menate per le foglie al punto da decimare tutti i fiori e poi ammazzare l'intera pianta.

Tra le mie piante "domestiche" preferite ci sono appunto i gerani, principalmente per questo motivo: li associo alla mia infanzia e adolescenza bresciana e al nonno Rico.
Non amo le piante grasse tranne una, la Sanseveria, per quelle sue foglie lunghe, alte e verdissime e per la sua capacità di tenere testa al mio killeraggio.




Più di tutto però adoro le piante aromatiche, mi sembra che proprio per la loro utilità in cucina e in altri campi casalinghi abbiano ancora più senso di una bellissima coloratissima pianta di fiori qualsiasi.

La lavanda poi è una delle mie preferite. Mi piace sia fiorita sia non fiorita e mi piace il suo nome (ma tra i nomi di piante per me vince su tutti la Bouganvillea).
Mi sono fatta un giro in rete per capire come non ucciderla e ho capito che:
- deve stare in pieno sole ma non deve avere troppo caldo, e qui al primo punto già sono nel panico su dove vada posizionata,
- deve essere innaffiata quando il terreno è asciutto perché soffre la troppa umidità,
- non bisogna lasciarle acqua stagnante nel sottovaso perché proprio per la menata dell'umidità è allergica ai ristagni idrici,
- siccome la ragazza fiorisce dalla primavera all'estate, dopo l'estate va potata di tutti i fiorellami rimasti e se è particolarmente sgangherata anche in modo più drastico perché possa ripartire in canna e crescere bella e rigogliosa.

Indi per cui penso che, superato il dubbio su dove andare a schiaffarla, se tengo presente tutti questi punti che mi sono scritta dovrei riuscire ad averne cura in modo decente.

domenica 22 aprile 2012

ABOUT A CECCO'S GIVEAWAY



La scorsa settimana si è chiuso il caspita di giveaway di Cecco e lui ha deciso a chi manderà la cartolina.
Perciò prego tutti quelli che hanno partecipato di inviare alla mia posta elettronica (email@alessandradelbono.com) un indirizzo dove la cartolina potrà raggiungervi. Il vostro ufficio, casa vostra, casa al  mare,  casa del vostro vicino, casa di una persona a cui volete fare un regalo speciale, una casella postale, un fermoposta.

Cecco garantisce che, nel rispetto delle forze che regolano le quattro interazioni fondamentali dell’Universo, i vostri dati verranno dispersi tra l’orbita di Plutone e la nube di Oort.

INTRODUCING my NEW HOME, i.e. a writing exercise

I'm sitting in my office. I like to think it this way, because here is where I work when I don't work (a sort of  Calvinist kind of thought, as much as my windows are), and at last, after many years, I feel at home physically as well.
I had never thought I could actually feel that a house for rent could be mine,and just after a bit longer than a week.
But maybe objects don't only belong to us when we buy them. Even when someone lend them to us, as much as for this house, in return for a payment, even when they give them to us as a present or when we adopt them after they have been abandoned or when they are with us for a period and then they leave us, and in many other ways that fate makes up.
In essence this house belongs to me and probably, since it also belongs to my flatmate, it belongs to me twice because he always lends me his stuff.
This corner of the house where I can clearly think over is, as simple as it may sound, the living room. I could philosophize forever about the layout of the living area, get lost in wonders about continuous rooms, which favor continuous mental behaviors. That means that the hall, where there will be two bookcases, is connected to the living room through an arch (the kind of ones made of bricks, artificial, on fashion up to some years ago), in its turn the living room is connected to the kitchen through a sliding door made of wood and glass, which opens or closes half of the wall.
I'm sitting on a beloved Ivar from Ikea, partly painted in white, and the table I'm leaning on is still the one from the old house: two wood-colored trestles and a white board. If I look up I can see only trees foliage from the window, as if it were a painting I made myself at middle high school during painterprofessor Gualtiero Gualtieri's class (that's his real name).
To the sides of the white window, two curtains, white as well, made of really light cotton which might be more suitable for a bedroom. Under the window there is a heater, on the right a white wall and on the left, down below, a heap of books which had been underlined at university and on top a Sansevieria in a pot, white, which belonged to a previous plant I accidentally killed.

This is my "Description", that is the exercise the children in 2nd and 3rd grade elementary school are doing.
I wanted to try myself, just like them, the thrill of doing some homework, the kind of Describe what you can see from your window, because just the other day, while I was putting away books, I came across Homework, by Philippe Meirieu, published by Feltrinelli in 2002. I felt guilty because I had only read some parts of it: I had underestimated such an important topic, before being a substitute teacher in the morning and a school club teacher in the afternoon.
That's why I promise I'll read it as soon as possible and I've started to identify myself with a pupil who needs to do their homework. A sort of theatre in the theatre, I keep saying it to convince myself that this is an interesting experiment. 
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